Lo
leggi nei suoi occhi, che rimandano le cose semplici del passato, i tempi
felici dell’adolescenza, della giovinezza. Giuseppe Agnello mi accoglie alla
Torre Carlo V di Porto Empedocle. Sorridente risponde a qualche mia domanda e
mi permette di fotografare le sue opere. E’ impegnato alle rifiniture della sua
mostra. Quello che espone parla dell’immigrazione e di un passato che abbiamo
perso e che ci ha privati della nostra identità, delle nostre radici,
rendendoci disorientati, svuotati. Ormai quello che ci resta da offrire è
solamente una povertà interiore. Tra le tante definizioni che sono state usate
per lo scultore Giuseppe Agnello, a me piace darne una che nasce dalle sensazioni
avute durante il nostro incontro: “Un semplice uomo, un grande artista”. Un
solo rammarico: Racalmuto avrebbe dovuto accogliere la mostra di un illustre
figlio.
Salvatore Alfano
si sa, e come disse un "famoso" NEMO PROFETA IN PATRIA!Agnello apprezzato ovunque non viene considerato dai suoi paesani!!un po' come era per Sciascia!!!
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